Ieri sono stato all'ENEA di Frascati per provare il sistema "Vìsio".

E' il risultato del lavoro iniziato più di dieci anni fa da una equipe di studiosi diretta da Antonio Botticelli.

E' composto da una micro telecamera, applicabile alla montatura degli occhiali, da un elaboratore elettronico, e da una piastra recante 400 aghi vibranti, disposti in un quadrato 20 per 20.

Gli oggetti rilevati dalla telecamera vengono tradotti, a seconda della loro intensità luminosa, del loro contrasto reciproco e, in particolare, dei loro spostamenti, nella vibrazione di alcuni dei 400 aghi in modo da riprodurre le loro sagome.

La piastra con gli aghi vibranti viene collocata sull'addome.

E' quindi simile, come concezione, all'Optacon, da cui differisce per non essere finalizzato alla lettura ma alla percezione dell'ambiente circostante.

Mi sono fatto fissare la piastra, mi sono messo a tracolla la borsa contenente l'elaboratore e le batterie, ho inforcato gli occhiali con la telecamera. Quindi ho chiuso gli occhi e ho provato a riconoscere ciò che avevo intorno.

Inizialmente mi era difficile dare un significato a quella insolita sensazione di solletico all'altezza dello stomaco. Ma già dopo pochi minuti di esercizio, sono riuscito a individuare il bordo di un quadro appeso alla parete, quindi a riconoscere la posizione della mia mano, e quindi a muovere la mano fino a portarla a toccare il bordo del quadro, praticamente a colpo sicuro.

Si è trattata di una prova di qualche minuto, ma è stata sufficiente a darmi l'idea che se avessi continuato a esercitarmi in modo regolare e costante, nel giro di qualche giorno sarei già potuto arrivare al risultato di riconoscere alcuni oggetti intorno a me, indicandone la collocazione e la reciproca distanza.

Emanuela, la centralinista dell'ENEA che si era messa in contatto con me per invitarmi a provare quel sistema, lo usa correntemente da tempo e se ne dichiara soddisfatta. Le consente infatti di avere percezioni autonome di cose a cui il tatto non può arrivare: ad esempio, le sagome delle case, gli oggetti che sono dietro una vetrina, persino alcune immagini dipinte nei quadri.

Non si può certo dire che il sistema faccia i miracoli e che permetta ad un cieco di leggere o di muoversi in totale autonomia come se vedesse. Da questo siamo ben lontani. Però rimane un utile sistema che consente ad un cieco di ampliare notevolmente la sua conoscenza di ciò che lo circonda, integrandosi con gli altri mezzi che ha a disposizione per questo cioè il tatto e l'udito.

Per trarne dei benefici, serve un periodo di apprendimento e di uso costante e regolare. E' un po' come imparare a leggere il Braille: le prime volte che ci si prova, sembra impossibile e troppo faticoso per poter essere veramente utile. Ma poi, applicandovisi in modo costante, ecco che le difficoltà poco alla volta scompaiono per lasciare il posto al beneficio di poter leggere autonomamente.

Ora, forse la cosa sta cominciando a interessarti e ti stai chiedendo: come potrei fare per avere quella strumentazione?

La risposta è: impossibile. Esistono soltanto i pochi prototipi costruiti a suo tempo dall'ENEA, a cui ormai ne è rimasto solo uno, quello che usa Emanuela e che ho provato io.

Quindi al massimo quello che potresti fare è prendere appuntamento con l'ENEA di Frascati, andarci e provarlo come ho fatto io.

Ci si potrebbero dire sopra tante cose: che forse quel sistema, con i suoi limiti, non è poi così utile, che forse potrebbe giovare soltanto a quelle poche persone che, dopo aver superato un lungo addestramento, riuscirebbero ad adattarvisi.

Però una cosa è certa: che quel sistema esiste, che c'è stato chi ci ha lavorato sopra per anni, e che è arrivato a questo risultato che qualcosa può effettivamente dare, e che probabilmente molti ciechi preferirebbero averlo piuttosto che non averlo.

Perché questa esperienza non vada perduta, occorre interessarsene allo scopo di iniziare la produzione di serie e la commercializzazione della strumentazione, meglio ancora se attraverso il suo inserimento nei nomenclatori delle ASL ai fini del rimborso del suo acquisto in quanto ausilio tiflotecnico.

La produzione di serie, inoltre, trasformerebbe quel borsone ingombrante e scomodo che fa parte del prototipo in uno strumento miniaturizzato, grande forse non più di un telefonino, da portare comodamente in tasca.

E poi non è detto che, una volta prodotto e usato da più persone, gli studi sul sistema non possano riprendere per perfezionarlo e implementarlo con ulteriori funzioni.

Produrre e diffondere lo strumento, però, non compete certo all'ENEA, Ente Nazionale Energia e Ambiente.

Comunque, credo che per il momento sia importante che se ne parli e che la cosa, dopo tutti gli studi e le esperienze svolte, non rimanga dimenticata.

Per informazioni, si può prendere contatto con Marco Battaglia, presso l'ENEA di Frascati, in provincia di Roma.

Telefono: 06 94 00 57 32.

E-Mail: battaglia@frascati.enea.it

Ritorno.