Oggi desidero rendervi partecipi di questo messaggio che ho appena scritto ad una persona, di cui ometto il nome, che ho appreso essere presidente di una sezione dell'Unione Italiana Ciechi.

Ecco il testo del messaggio:

Egregio signor (omissis),

dopo il suo messaggio di qualche giorno fa, mi sono ricordato di un altro ricevuto da lei nello scorso novembre.

Sono andato a ricercare quel messaggio. Questo era il testo da lei scritto:

"Mi chiamo (omissis), la ringrazio di cuore che ci ha dato questa possibilità di poter usare il computer.
Ho letto nelle ultime notizie che stava pensando di implementare la battaglia navale e se le devo dire la verità mi piacerebbe tanto poterci giocare.
la ringrazio ancora per tutto quello che fa per noi non vedenti.
La saluto cordialmente e le auguro una buona giornata."

E questa era stata la mia risposta per lei:

"Spero di riuscire, un giorno, a completare la battaglia navale. Finora, ogni volta che ci ho provato, mi è uscito fuori un altro gioco: prima il tris, poi i cruciverba.
Comunque, al momento lo sviluppo dei giochi è fermo in attesa di riscontri su quello che ho chiesto per realizzare il sistema di chat che consenta la condivisione dei giochi via Internet.
Saluti. Guido Ruggeri."

Adesso, alla luce del suo ultimo messaggio in cui ho appreso che lei è presidente di una sezione dell'U.I.C., il precedente scambio di messaggi assume un diverso significato.

E in particolare lo assume il silenzio e il nulla di fatto che ne è seguito.

Da chi pensa che io stia aspettando i riscontri su quanto ho chiesto per realizzare la chat con i giochi, se non da lei o da persone come lei? Da persone, cioè, che hanno quello che io non ho, vale a dire: la disponibilità di spazi, risorse umane e mezzi, la rappresentatività conferita dai soci, l'assunzione di impegni ben precisi di cui dover rendere conto.

Chi sto aspettando non è certo nè Babbo Natale, nè la Befana, nè il Coniglio Pasquale: suppongo che siamo tutti abbastanza grandi per poter credere a queste cose.

Forse proprio la sezione da lei presieduta dispone di una rete di computer come quella che cercavo. E, se così non fosse, lei avrebbe sempre potuto attivarsi per interessare della cosa altre sezioni che hanno quella rete.

Invece il progetto della chat, che pure sarebbe stato apprezzato da molte persone, si è fermato e non è più stato realizzato, proprio per la mancanza di riscontri da parte sua e di altre persone come lei.

Avevo anche espresso pubblicamente la disponibilità di realizzare una rete a casa mia, se fossero arrivati sufficienti contributi nel conto corrente postale che ho recentemente aperto. Ma questo non è avvenuto, la cifra raccolta continua a rimanere insufficiente mentre tra coloro che hanno versato la sua associazione continua a distinguersi, come di consueto, per la sua cronica assenza.

Adesso, a distanza di mesi, lei si fa di nuovo vivo ancora una volta solo per presentarmi altre richieste.

Non metto in dubbio la sua buona fede, altrimenti non avrebbe commesso l'ingenuità di firmarsi come presidente di una sezione dell'U.I.C., e le rinnovo la stima e la fiducia verso la sua persona. Però auspico per il futuro una partecipazione da parte sua più consona al ruolo che lei riveste.

Ho gradito le sue cortesi parole di apprezzamento. Ma da qualcuno con il suo titolo, mi sarei aspettato ben altro che semplici parole.

Cordialmente.

Guido Ruggeri.

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