A proposito di quanto è successo ieri nella metropolitana di Roma, conoscevo Giampiero Cassio dal 1996, ed ero solito indicarlo come esempio quando si trattava di incoraggiare qualcuno ad imparare a muoversi autonomamente per la città.

Non mi sento di esprimere commenti personali. Mi limito a riportare alcuni articoli sul fatto, estratti dai quotidiani di oggi.

Da "Il Corriere della Sera"

Cieco travolto dal metrò "Le stazioni sono insicure".
Le associazioni: mancano indicatori acustici e luminosi.
Roma, finisce tra due vagoni mentre tenta di salire.
ROMA - Stava andando al lavoro.
Centralinista di Bankitalia, autonomo da sempre, malgrado fosse cieco dalla nascita.
Giampiero Cassio, 61 anni, moglie e due figli, prendeva la metropolitana ogni mattina, accompagnato solo dal suo bastone bianco telescopico.
Ma ieri dev'essersi confuso.
Qualcosa, fatalmente, deve averlo ingannato.
Quando alle 8.40 è arrivato il treno alla stazione Garbatella forse ha pensato che quello spazio vuoto fosse la porta aperta del metrò. Ha allungato il bastone.
Si è fidato.
Invece, era il buco esterno tra i vagoni, 50-60 centimetri di misura, l'equivalente di mezza porta.
Giampiero Cassio è caduto tra i binari.
Il convoglio, pochi secondi dopo, è ripartito.
Una morte orrenda, il bastone bianco è stato ritrovato a 60 metri.
Il macchinista non si è accorto di nulla.
E così pure, stranamente, gli altri passeggeri.
Neanche le telecamere di sicurezza hanno ripreso la scena.
Solo una donna, sulla banchina opposta, l'ha visto cadere e ha cominciato a urlare, a sbracciarsi, per attirare su di sé l'attenzione dei sorveglianti.
Troppo tardi.
All'inizio si era pensato a un suicidio, poi qualcuno ha notato quel bastone bianco, rotto e insanguinato.
E la storia è diventata un'altra.
Il pm Maria Bice Barborini ha già aperto un fascicolo.
La società che gestisce la metropolitana di Roma (Met.Ro) ha avviato a sua volta un'inchiesta.
Si è scoperto, così, che nella stazione di Garbatella, linea B, mancano i percorsi tattili per i ciechi, previsti dalle nuove norme. "Il governo, però, ha definanziato la legge 211, con quei fondi avevamo già adeguato almeno 11 fermate tra linea A e linea B - si difende Mario Di Carlo, assessore ai Trasporti del Comune di Roma -. La verità è che dopo l'11 settembre 2001 tutte le risorse destinate all'ammodernamento del metrò sono state impiegate per le misure antiterrorismo nelle stazioni.
Così abbiamo dovuto trascurare gli altri interventi".
In Campidoglio, dopo la tragedia, il consigliere delegato per i problemi dell'handicap Ileana Argentin (Ds) ha presentato un ordine del giorno per chiedere di rimuovere entro il 30 settembre prossimo le barriere sensoriali lungo tutta la linea B. "Come amministrazione - ha detto - siamo in parte responsabili di quello che è accaduto.
Sono sconvolta.
I ciechi, così come tutti gli altri cittadini, hanno diritto all'uso dei trasporti pubblici". Il sindaco Walter Veltroni ha appoggiato l'iniziativa del consigliere, esprimendo profondo cordoglio alla famiglia di Giampiero Cassio: a sua moglie Rita, insegnante, e ai figli Simone, 21 anni e Benedetta di 12.
Ma ai responsabili delle metropolitane di Roma, Milano, Napoli e Genova, ieri, il presidente nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi, Tommaso Daniele, ha inviato una lettera durissima: "Una morte non per errore, non per distrazione, quella di Giampiero Cassio - ha scritto il presidente -. Non una morte per caso, ma una morte per mancanza di protezione".
"Non possiamo non chiederci - prosegue Tommaso Daniele nella sua lettera - se per ipotesi le aziende non preferiscano rischiare di pagare danni ai superstiti delle vittime, piuttosto che porre mano efficacemente alla realizzazione di sistemi di protezione per i passeggeri.
Purtroppo questo incidente è soltanto uno di una lunga serie.
Ogni volta il cordoglio e l'indignazione sono esplosi, ma poi nulla è cambiato.
Nessuna misura efficace è stata presa".
Già, le misure. "Più volte - conclude amaro il presidente dell'Uic - ci siamo rivolti alle amministrazioni competenti chiedendo di installare sistemi di annuncio delle fermate, di creare strisce di protezione lungo le banchine, di predisporre indicatori di direzione, acustici e luminosi come in molte città europee.
Ma nulla o quasi nulla è stato fatto".

Da "Il Corriere della Sera"

LA STORIA.
Volontario del movimento apostolico dei non vedenti.
Lascia la moglie, Rita, insegnante e due figli giovanissimi, Simone di 21 anni e Benedetta di 12. Lascia i suoi amici del Movimento Apostolico Ciechi in cui militava convinto, raccogliendo fondi per i poveri del mondo.
Stava andando al lavoro, ieri mattina alle 8.40, il signor Giampiero Cassio, 61 anni.
Autonomo come sempre.
Accompagnato solo dal suo bianco bastone telescopico.
Il cane, invece, non l'aveva mai voluto.
Sarebbe sceso a Termini e da lì avrebbe preso la linea A fino a Repubblica.
L'ufficio di Bankitalia si trova in via Nazionale, è la sede centrale, dove lui da anni svolgeva il lavoro di centralinista.
Ma è morto sotto un treno alla Garbatella: "Il quartiere dov'era nato e vissuto, romano e romanista sfegatato", lo ricorda ora commosso il signor Arduino Cardinale, suo amico d'infanzia e cieco anche lui. "Basta col pietismo, l'ignoranza e la fobia - si sfoga Annita Ventura, vicepresidente della sezione provinciale di Roma dell'Unione italiana dei ciechi - Giampiero era amico mio, cieco dalla nascita ma si muoveva sempre da solo.
A 61 anni aveva ancora voglia di migliorarsi.
Si era da poco iscritto a un corso d'inglese per la riqualificazione professionale.
Però non era uno spericolato, anzi era cautissimo.
E non è vero che non si faceva aiutare: se qualcuno alla stazione della metro Garbatella si fosse offerto, certamente non l'avrebbe respinto".
La sede della sezione provinciale dell'Uic, in via Mentana, che conta da sola 1800 iscritti, ieri pomeriggio era piena di amici del signor Cassio.
Ciechi e vitali come lui.
La signora Lena Gobbi Russo lo vuole ricordare adesso come "un demonio", pieno di iniziative.
Il signor Arduino Cardinale faceva anche lui il centralinista a Bankitalia, oggi è in pensione.
Si fa aiutare dal cane Helen, una splendida femmina presa a Scandicci dove c'è la scuola nazionale d'addestramento. "Con Giampiero - racconta - frequentavamo da ragazzi la stessa scuola, l'istituto Sant'Alessio.
Era il 1958, all'epoca non c'era ancora la scuola integrata, i non vedenti studiavano a parte...". Dopo la scuola, si separarono. "So che Giampiero cominciò a lavorare alle Poste, poi al Banco di Santo Spirito e infine entrò alla Banca d'Italia sempre come centralinista - continua il signor Cardinale -. Lui sarebbe andato in pensione l'anno prossimo, credo.
Ricordo i tempi in cui uscivamo insieme dall'ufficio per prendere l'autobus del ritorno.
C'erano gli autisti del 64 su via Nazionale che ci aspettavano, sapevano che eravamo ciechi.
Quando il mezzo stava per arrivare, chiedevamo alle altre persone in attesa che bus fosse.
E quelli ci rispondevano quasi piccati: Perché, non lo vedete da soli? Capito cosa voglio dire? La nostra tranquillità, la nostra sicurezza, ci faceva sembrare normali.
Purtroppo, però, si fa ancora poco per l'handicap. Il 2003 fu dichiarato l'anno del disabile.
Solo retorica.
Non è cambiato niente".

Da "Il Tempo".

Non vedente ucciso dal metrò.
UNA MORTE assurda.
Una concomitanza incredibile di cause, la "solita" inadeguatezza delle strutture di supporto dei disabili, la distrazione e tanta, tanta sfortuna.
Questi i motivi alla base dellamorte di Giampiero Cassio, 61enne, non vedente, investito ieri mattina alle 8,30 dalla linea B della metropolitana all'altezza della stazione Garbatella.
L'uomo, che per una vita aveva preso il treno da quella stazione per andare a lavorare in banca, avrebbe scambiato lo spazio tra la quarta e la quinta carrozza del convoglio per la porta automatica d'ingresso nei vagoni.
Nessuno si è accorto che era caduto, nel caos e forse anche nella distrazione generale, e a nulla sono servite le sue grida d'aiuto.
Quando il macchinista è ripartito, il suo corpo è stato letteralmente tranciato in due, uccidendolo sul colpo.
Solo quando il treno si è allontanato è stato possibile capire cosa era successo e immediatamente è scattato l'allarme.
Purtroppo inutile: sul posto è stato effettuato un primo sopralluogo da parte degli agenti del commissariato Colombo e del pm Maria Bice Barborini.
L'ipotesi dell'incidente è stata convalidata anche da una testimonianza e successivamente dai filmati delle telecamere a circuito chiuso.
Il tratto della metro B tra San Paolo e il capolinea di Rebibbia è rimasto poi chiuso per oltre cinque ore, mente l'Atac garantiva il rafforzamento dei mezzi con 18 vetture in aggiunta nella zona.
Una locomotiva è stata inviata poco dopo, a passo d'uomo, fino al capolinea di Rebibbia, nel tentativo di rinvenire la gamba destra della vittima, portata via dal treno dopo l'urto.
Sull'episodio hanno espresso il loro cordoglio i vertici della Met.Ro., dando pieno sostegno ai familiari del malcapitato.
Anche il presidente dell'ADV, l'Associazione Nazionale Disabili Visivi, l'avvocato Giulio Nardone, ha espresso il suo parere sulla tragedia. "Era uno dei soci fondatori dell'associazione, sempre attivo e gran lavoratore.
Oltre a rappresentare un dramma, per noi è anche una perdita a livello affettivo". Non usa poi mezze misure quando attribuisce la responsabilità alla mancanza delle strutture audio e tattili nelle stazioni della metropolitana della linea B.
"Sono sei anni che chiediamo di adeguare quelle che sono presenti già sulla linea A e di istallarne sulla linea B, dove mancano completamente.
Le mie ultime richieste a chi di competenza risalgono a soli dieci giorni fa". "Di sicuro - ha poi aggiunto tra le righe l'avvocato - è davvero imbarazzante pensare che a quell'ora nessuno abbia visto e sentito nulla".
La zona della Garbatella ha risentito per tutto il giorno di problemi di traffico dovuti all'incidente, così come tutta la città, ieri asfissiata da un incredibile rallentamento generale della circolazione.

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