Oggi è primo maggio, festa del lavoro.

L'occasione si presta a fare un bilancio personale di questi miei primi quattro mesi di lavoro per GuidoAusili, da quando ho lasciato il mio precedente lavoro alle Ferrovie.

Con una distinzione tra i primi due mesi, gennaio e febbraio, e gli ultimi due, marzo e aprile.

Agli inizi, infatti, mi sentivo più carico, più spinto dalla voglia di fare.

Volevo ricominciare anche ad andare in giro, come facevo una volta, per incontrarvi nelle vostre case, per conoscervi di persona, ed in effetti in quei primi due mesi un po' lo ho fatto.

Ma poi hanno cominciato a manifestarsi alcuni problemi di salute che mi hanno indotto a fermarmi.

Per carità, nulla di veramente importante, nulla di cui preoccuparsi: problemi di poco conto che ho sempre avuto, e che sono riemersi.

Problemi di esaurimento nervoso, problemi di allergie che mi causano asma bronchiale e infiammazione dell'esofago.

Tutte cose che mi sono già accadute in passato, che ho superato, e che anche questa volta supererò.

Ma si tratta di chiari segnali del mio fisico, che mi sta dicendo qualcosa.

Che mi dice: guarda che hai 62 anni, non sei più tanto un giovanotto, e quindi devi darti una regolata.

Non puoi pretendere di fare le stesse cose che facevi a trenta o a quarant'anni.

Visto che questo è diventato il tuo lavoro, devi imparare a farlo, per l'appunto, come un lavoro.

Senza farti prendere dalla foga e dalla smania, ma dandoti degli orari da rispettare, senza pretendere di andare oltre.

Né più e né meno di come facevi alle Ferrovie: finito l'orario, staccavi e te ne tornavi a casa. E fino al giorno dopo non ci pensavi più.

Tra l'altro, a GuidoAusili gli straordinari non te li paga nessuno. Quindi, che cosa pretendi di fare?

Se ti fai sopraffare dall'esaurimento, non sarai utile a nessuno. In un rapporto di lavoro, ci vuole anche il giusto distacco.

Evidentemente è così. I cambiamenti che avvengono nelle nostre vite possono portare carica, entusiasmo, ma possono portare anche sconvolgimenti che dobbiamo imparare a metabolizzare.

Ed è quello che dovrò fare, se vogliamo andare avanti nell'interesse di tutti quanti.

Dovrò imparare a venire a patti con quella parte di me che ancora non riesce ad accettare l'idea che questo sia diventato un lavoro, mentre in origine voleva essere volontariato gratuito.

Anche se continuo a ripeterlo, a me stesso e a voi, che quei vecchi tempi sono finiti, in realtà li sento ancora vivi dentro di me.

E questo va bene se mi porta carica e voglia di fare. Ma se deve portarmi conflitti di coscienza ed esaurimento nervoso, allora no, significa che c'è qualcosa in me che devo rielaborare.

Tanto per cominciare, oggi è primo maggio, giorno festivo, e devo pensare che sia un giorno festivo.

Perciò, auguri e buon primo maggio a tutti.

Ritorno.