Oggi a Roma ho partecipato alla cerimonia funebre dedicata a Giulio Nardone, presidente della Associazione Disabili Visivi, venuto a mancare due giorni fa all'età di 88 anni.

L'avevo conosciuto intorno al 1996, e da allora ci siamo tenuti in contatto in modo a volte più frequente e altre volte più diradato.

Mi è stato di aiuto ai tempi in cui sviluppavo il programma WinGuido, che lui stesso utilizzava.

Qualche volta andavo a lavorare al programma proprio da lui, nel suo studio. Mi diceva cosa andava migliorato, e io lì sul momento lo facevo.

E poi rimanevo a cena con lui e sua moglie Mirella, che ho rivisto oggi al funerale dopo tanto tempo.

Anche di recente Giulio stava collaborando con noi.

La mia ultima telefonata con lui risale al 18 febbraio scorso, un mese fa.

Parlammo del rifacimento della funzionalità di orario ferroviario, su cui Giulio stava dando supporto prendendo contatto personalmente con i funzionari delle Ferrovie dello Stato.

In quell'occasione lo trovai ancora lucido, attivo e combattivo, come è sempre stato.

Eppure, in qualche modo, lui sentiva di essere ormai vicino alla sua fine. Venne fuori il discorso, ne parlammo.

E lui mi disse, chiaramente: "A me ormai è rimasto poco", dandomi a intendere che non sarebbe arrivato a vedere realizzato il nuovo sistema.

Ed è proprio così che è andata.

Al funerale, ne ho sentiti molti dire di essere rimasti sorpresi dalla notizia della sua morte, come qualcosa di inatteso.

Io, invece, me l'aspettavo e me lo sentivo.

Abbiamo perso una persona che ha rappresentato una pietra miliare nel nostro cammino. Difficilmente potrà essere rimpiazzato.

Ritorno.