Mancano pochi giorni all’assemblea dell’Associazione Guidiamoci, che si terrà a Roma, Hotel delle Muse, nel pomeriggio del primo aprile.

Dato che, quando ci si trova lì, tra una cosa e l’altra, e il tempo che scappa via, non si riesce a dire tutto quello che si vorrebbe, approfitto di questo notiziario per anticipare il mio pensiero.

Riepiloghiamo brevemente la storia: l’Associazione nasce nel 2006, undici anni fa.

L’idea mi era stata proposta da alcune persone di Cava dei Tirreni: mettere su una associazione che avesse lo scopo di organizzare servizi destinati ai non vedenti, e in particolare di supportare me e il servizio che avevo già avviato spontaneamente e autonomamente anni prima, cioè lo sviluppo del programma WinGuido e la sua distribuzione gratuita.

Sulle prime, l’idea mi aveva lasciato perplesso. Non rientra nel mio modo di fare farmi inquadrare in una associazione, io di solito le cose che voglio fare me le decido io, insieme alle persone con cui voglio collaborare, che mi scelgo di volta in volta a seconda dei casi, e non mi interessa che si tratti dei soci di qualche associazione vattelappesca oppure di persone che ho incontrato al bar dietro casa.

Comunque, parlandone, erano venuti fuori degli argomenti che mi avevano convinto dell’opportunità, forse anche della necessità, di fondare quell’associazione.

Gli argomenti più convincenti erano:

  • una associazione può costituire un punto di appoggio per la mia attività, fondamentale per tutelarmi nel caso in cui questa dovesse procurarmi problemi di natura economica, giuridica o legale;
  • senza una associazione dietro, la mia attività sarebbe destinata ad estinguersi nel momento in cui io non potessi o non volessi più portarla avanti;
  • una associazione consentirebbe di moltiplicare le iniziative utili per i non vedenti, anziché limitarsi ad una sola cioè lo sviluppo di WinGuido.

    Inoltre c’era una persona, il Cavalier Renato Festival, che io stimavo molto, che si era mostrato favorevole all’idea dell’associazione.

    E così mi sono convinto, e un bel giorno del 2006 abbiamo radunato un gruppo di sei fondatori e siamo andati da un notaio a stipulare l’atto di costituzione dell’associazione.

    In quell’occasione si tentò di rifilarmi la carica di presidente, che rifiutai, e quindi come presidente fu nominato Michele Baldi. Riuscii però a tenere duro nel mio rifiuto solo per un anno, e poi dovetti cedere.

    Purtroppo, poco tempo dopo, alla fine del 2007, è venuto a mancare Renato Festival, e con lui una delle ragioni per cui avevo accettato di fondare l’associazione.

    Negli anni successivi è stata aperta la sede operativa dell’Associazione a Cava dei Tirreni, e le attività che si svolgevano in quella sede, condotte prevalentemente da Andrea Santoro, erano diventate la punta trainante dell’Associazione.

    Il numero piuttosto consistente delle persone che si erano iscritte come soci, che era arrivato ad una punta di quasi 900, faceva supporre uno sviluppo positivo dell’associazione.

    Negli anni più recenti, l’attività di Cava dei Tirreni era stata oggetto di critiche di vario tipo. Alcune anche da parte mia, che esternai pubblicamente nell’assemblea di Bologna del 2015.

    Inoltre, l’associazione non era economicamente in grado di mantenere in esercizio quella sede.

    Così, era stato deciso di chiuderla. Si era detto: se il problema è Cava dei Tirreni, togliamo di mezzo Cava dei Tirreni, e cerchiamo di andare avanti con quello che resta.

    Questo succedeva poco più di un anno fa.

    E adesso è arrivato il momento di tirare le somme di quanto è stato fatto in questo ultimo anno.

    Marta Ghelli ha sostituito Andrea Santoro nel ruolo di segretario dell’associazione, e c’è da dire che ha cercato di fare tutto quello che poteva e se l’è cavata bene.

    Ma, essendo lei stessa una non vedente, ha le sue limitazioni. Non è stata aiutata, nessuno dei soci si è fatto vivo per collaborare con lei, nemmeno quelli di Bologna, dove attualmente vive. Per cui, più di tanto non ha potuto fare.

    Anna Piccoli, vicepresidente, ha continuato la sua attività dei corsi di cucina. Di più non ha potuto fare, anche per via di vicende personali impreviste.

    E i soci? Nel 2016 ne risultavano iscritti circa 210.

    Completamente assenti, non hanno fatto niente.

    E così tutte le attività che erano state avviate a Cava dei Tirreni se ne sono andate a rotoli, nessuno si è interessato di riorganizzarle.

    L'assistenza agli utenti di WinGuido, anche con la possibilità di presa in consegna del computer, il Gruppo di Acquisto Solidale, l'aggiornamento settimanale degli indirizzi delle radio in WinGuido: tutto sparito.

    In particolare, a Cava dei Tirreni si occupavano anche dell’elaborazione dei giornali quotidiani, che venivano resi disponibili ai non vedenti sia dalla stessa Associazione Guidiamoci, sia dalla Fondazione Ezio Galiano con cui si era stabilito un sodalizio.

    Una volta chiusa Cava dei Tirreni, si è cominciato ad assistere, uno dopo l’altro, alla scomparsa dei quotidiani, senza che nessuno se ne curasse, finché nell’autunno 2016 era evidente che, se non si fosse corso ai ripari in qualche modo, si sarebbero presto ridotti a zero.

    Così la Fondazione Ezio Galiano ha dovuto intervenire e dare incarico ad un altro soggetto, che è la Società GuidoAusili, di occuparsene.

    Ed eccoci qua, a tirare le somme.

    Questa sarebbe l’associazione che dovrebbe darmi supporto, e tutelarmi nel caso ne avessi bisogno?

    Ma figuriamoci, con dei soci così a tutelarmi, se un giorno avessi dei problemi legali il minimo che mi becco è l’ergastolo!

    Questa sarebbe l’associazione che dovrebbe organizzare servizi per i non vedenti?

    Se lo scopo della associazione avesse voluto essere dimostrare che dei ciechi non gliene frega niente a nessuno, direi che è stato abbondantemente centrato.

    In queste condizioni, non me la sento di continuare a portarmi dietro questa associazione, che non mi rappresenta e non mi tutela, serve solo a farmi perdere tempo ed energie, costituendo, anziché un supporto, un’ulteriore incombenza di cui dovermi occupare.

    Tanto più che ormai la mia attività si è spostata sulla Società GuidoAusili, di cui faccio parte insieme ad Andrea Santoro.

    Perciò la mia intenzione, sabato prossimo, è di non ricandidarmi nel comitato direttivo.

    Dovranno farsi avanti altre persone, almeno 3 secondo lo statuto, e io auspico che tra quelle ci saranno ancora Marta Ghelli e Anna Piccoli.

    In ogni caso, tutto dipende da quello che emergerà nel corso dell’assemblea, non escludo che, se ci saranno argomenti validi, possa esserci il colpo di scena che all’ultimo momento ci ripenso.

    Comunque, sono e continuo ad essere uno dei soci fondatori dell’Associazione, quindi potrò sempre rientrare in gioco nel momento in cui dovessi constatare che ci sono valide ragioni per farlo.

    Oggi di ragioni non ce ne sono, una associazione così non mi interessa e non mi serve.

    Domani chissà, potranno tornare ad essercene.

    Proprio in questa prospettiva, quello che proporrò all’assemblea sarà di stabilire dei criteri ben precisi per l’approvazione dei soci.

    E’ già previsto dallo statuto che i soci debbano essere approvati dal Comitato Direttivo.

    Ma finora si è sempre trattato di una approvazione praticamente automatica: l’aspirante socio prima paga la quota associativa annuale, e poi il Comitato Direttivo, dopo avere constatato che ha pagato, lo approva.

    Ci deve essere invece una rigorosa selezione dei soci: per poter esser approvati come tali, devono poter dimostrare di stare già svolgendo delle attività a favore dei non vedenti, o di essere effettivamente intenzionati e motivati a svolgerle.

    Dopo essere stati approvati, pagano la loro quota associativa, che secondo me non deve essere superiore a 20 euro, qualcosa di puramente simbolico per sancire l’appartenenza all’Associazione.

    In questo modo mi troverei finalmente ad avere l’associazione che vorrei io: un comitato direttivo e pochi soci, probabilmente non più di una quindicina, su cui potere effettivamente fare affidamento.

    Altro che novecento o duecento soci che non fanno niente e di cui non so che farmene.

    Altra cosa di cui l'Associazione dovrà occuparsi sarà la destinazione dei fondi rimasti nel conto corrente, circa 25 mila euro dopo avere pagato le spese per la redazione del bilancio e dell'organizzazione dell'assemblea.

    Fondi che provengono in larga parte da donazioni e dal 5 per mille dell’Irpef, da parte di persone la cui intenzione era di destinarli a WinGuido, all'assistenza ai suoi utenti, e all’elaborazione dei giornali quotidiani.

    Tutte cose di cui adesso, anziché l'Associazione Guidiamoci, si sta occupando la società GuidoAusili, cercando anche di rispettare lo spirito di gratuità con cui erano nate.

    Perciò l’Associazione dovrà: o tornare ad occuparsene, il che significa per i soci darsi da fare e tanto, oppure accordarsi con la Società GuidoAusili perché possa continuare a farlo in sua vece.

    Altrimenti quei 25 mila euro rimarranno lì nel conto corrente dell’Associazione a dissolversi poco per volta in inutili spese per la contabilità.

    Ritorno.